mercoledì 4 maggio 2011

Regole del Gioco

Vivre en societé est un jeu; il faut donc en connâitre les règles et les servitudes
Duc de Brissac
Living in community is a game; therefore one must know the rules and the obligations
Duc de Brissac

La Polly é un genio vero.
Mi sta spiegando tutto. Tutto.

Cioé mi sta spiegando le Regole del Gioco per vivere a Parigi ed essere felici. O quantomeno, per non lasciarci la pelle.

La Polly é Americana ma conosce tantissimi expat che abitano a Parigi, provenienti da ogni angolo del mondo. E ha raccolto le sconsolate confessioni di decine di loro.
Uomini e donne. Giovani e passatelli. Belli e brutti. Altolocati e bassolocati.
La Polly é ormai un punto di ascolto per expat imbufaliti.
In genere lei li lascia sfogare.
Ma quando iniziano a farfugliare parole su una bomba che vogliono mettere sotto la Tour Eiffel, allora interviene con professionalità e spiega per bene le Regole. 

Una sua amica un giorno é tornata da un week-end a Bruxelles. E ha cominciato a dirle quanto la gente sia conviviale a Brux! Racconta che la gente sorrideva, sia fra di loro che con i turisti; la gente era gentilissima, allegra e nei negozi le commesse non solo la trattavano bene ma le lasciavano perfino toccare i vestiti!
Hei gente, l'amica di Polly era tornata da Bruxelles, non da Rio de Janeiro nel periodo del Carnevale...
Eppure é cosi: se sei abituato a Parigi, tutto il resto del mondo ti sembra Rio.
Ma perché?

Polly mi spiega.
Mi dice che una ricerca statistica afferma che il 40% dei Manager Americani espatriati a Parigi se ne sono tornati a casa di corsa, chi con sindrome da depressione latente e chi no. Ma insomma anche quelli sani non stavano poi benissimo.
Peggio della Guerra del Golfo. Parigi é potente eh?

Ma la sindrome da Parigi non tocca solo gli Americani. Spesso a farsi venire la crisi depressiva sono stati i Tedeschi. E mandare in depressione un Tedesco non deve essere facile. Cioé non conosco un modo, a parte forse quello di privarli di wurstel e kartoffen per lungo tempo. Eppure anche loro si deprimono.
Per non parlare di noi latini (Italiani e Spagnoli in prima linea), che arriviamo con il nostro spirito allegro "alla pummarola verace" e dopo pochi giorni ci ritroviamo come una "schiacciatina al rosmarino".
e non vi racconto delle mogli/compagne di questi expat riallocati professionalmente nell'Esagono (che a questo punto sarà sembrato più un Triangolo. Delle Bermude!).
Le signore andavano sotto pastiglie dopo poche settimane dal trasferimento, dimenticandosi che il serial "Desperate Housewife" é girato a Los Angeles e non a Parigi.

Insomma, non solo la milanese qui presente ha avuto le sue gatte da pelare!

Perché? E soprattutto come come fare?
Le Regole.
Le Regole del Gioco.
I Codici!

Bisogna imparare le regole.
Insomma, nessuno di noi si metterebbe seduto ad un torneo di canasta senza sapere cosa farsene con quelle carte. Giusto?
Perché allora abbiamo immaginato di potercene andare a vivere a Parigi senza conoscere le Regole del Gioco parigino?

Credevamo che vivere in un'altra città fosse una cosa "naturale". E invece no!
Già un milanese che va a vivere in Sicilia si deve cuccare grandi baci da tutti, e manate sulla schiena, oltre che stuoli di parenti in visita a tutte le ore. E non é abituato!
O un siciliano trasferito a Milano si chiederà se questa riservatezza nordica é un male contagioso e quantomeno curabile.

Figuratevi voi qualcuno trasferito e miscelato con persone di una diversa nazionalità.

Beh ma io adesso conosco il segreto. E sono qui a raccontarvi Le Regole.
Un pochino alla volta, andiamo per gradi: perché le Regole bisogna leggerle, riderci su, rifletterci, riderci ancora su, dire che non sono assolutamente vere e infine convincersi che sono giuste e maledettamente azzeccate.

Le Regole, se correttamente apprese, possono risolvere la vita in expattitudine a Parigi.

E con la Prima Regola a me si é aperto un mondo!


Io mi sono aggirata sconsolata per Parigi per molti mesi, cercando un sorriso.
Vi ricordate i miei racconti delle boulangeres arcigne, che non mi ricordavano per nulla la nonnina del Mulino Bianco?
O delle cassiere grugnose che ti passavano il resto con una smorfia ammazza-allegria?
O le mie lamentele sul fatto che, arrivando al secondo appuntamento fissato con la responsabile della mia Banca, io avessi sfoggiato il mio miglio sorriso da Oscar (sperando di spuntare un tasso di interesse più favorevole, lo ammetto) e lei mi avesse sparato un brutale "bonjour!" e poi mi avesse chiesto chi diavolo ero io, sempre senza un sorriso?

Insomma, a me a Parigi mancavano i sorrisi!
E l'unico che mi aveva sorriso in metro (che felicità, quel giorno!) si era poi rivelato un clochard totalmente pazzo, che si era messo poi a parlare (e sorridere) con la maniglia d'arresto di emergenza.

Insomma, io pensavo che i Parigini fossero tutti freddi, scontrosi e rudi. Anzi diciamocelo proprio: dei grandi s.....

E invece no: la gente Parigina non fa la faccia che ti aspetti tu, che sei italiano. O Americano.
Qui a Parigi, semplicemente, i codici sono diversi! I Parigini fanno la faccia da Parigini!
Voilà!
Sta a noi conoscere perché e come si comportano loro.

Ascoltate: la persona sconosciuta, a Parigi, non é vista come da noi. Cioè come una potenziale fonte di novità e di cose interessanti. Di chiacchiere da raccontare a zia la sera stessa.
No no.
Per i Parigini lo sconosciuto o lo straniero é una scocciatura. Un elemento che ti fa perdere tempo. Un possibile grattacapo da gestire. E', insomma, un estraneo che i parigini vogliono far restare estraneo.
Forse un giorno diventerà "conoscente" e poi - forse - "amico" (sul lungo tempo, diciamo qualche annetto).
E ad uno sconosciuto scocciatore e potenziale grana non si fanno sorrisi! Cioé nella mentalità francese il sorriso a gente che non si conosce é un atto falso, ipocrita. Cioé, se mi stai sulle scatole di default, perché mai dovrei sorriderti?

Addirittura, la Polly dice che a Parigi sorridono solo le persone mal élevés (che hanno cattive maniere; cattiva educazione; forse dei delinquenti).
Secondo questo principio, a Milano fuori dalle Marcelline dovrei trovare solo facce malmostose, mentre fuori da San Vittore si dovrebbe montare un palco di Zelig.

I Parigini sorridono solo se c'è un motivo per sorridere.
E ridono solo c'è un vero motivo per ridere.
Altrimenti, impostano la faccia di default. Che non è certo un faccione raggiante.

Avete presente quando vi ho raccontato (vi ho raccontato questa?) di quella volta in cui il fidanzato mi aveva portata ad una festa di suoi amici dell'Università?
Della mia lieve depressione dopo che, nel giro di presentazioni, avevo ricevuto circa 60 baci sulle guance e neppure un sorriso?

Mi ero detta: "Che cafonazzi sono, questi compagni di Università?! Ma forse hanno tutti una seria emiparesi facciale, poverini".
Ma poi, all'uscita dalla festa, il fidanzato aveva raccolto 60 baci sulle guance e 30-35 sorrisi! Mentre la sottoscritta nisba.

Allora forse era vero: forse gli stavo sulle scatole io, a questi ex Universitari parigini!

E invece no! No! Non é cosi. Non é una questione personale.
Non siete antipatici ai Parigini. Ficcatevelo in testa!
E' il Codice che é diverso!
Loro non sorridono perché non glielo insegnano nemmeno i genitori. Cioé gli insegnano a non sorridere.
Capito?
Il sorriso a Parigi è un raro e prezioso regalo. Non un quotidiano e inflazionato premio.

E mi raccomando, cari expat inseriti lavorativamente.
Non vi venga in mente di sorridere in ufficio.
O ad una presentazione per lavoro. Jamais!
No per favore! Perdereste il contratto che state per firmare o vi seghereste la carriera, se appena appena sorridete.
Fate i bravi. Ascoltate Michetta. Tenetevi il sorriso per la sera, a casa, con la fidanzata o con il gatto o con lo specchio del bagno.

Se il sorriso tra sconosciuti in ambito privato é un delitto, in ambito lavorativo é una condanna.
In ufficio datevi tante strette di mani. Questo va bene. Ogni mattina all'arrivo e ogni sera all'uscita. Una bella stretta di mani che può durare anche 15-20 minuti, se avete tanti colleghi.
Date un bacetto alla collega carina, se vi va.
Ma per carità non sorridete mai.
Grazie.

E dovete fare ancora una cosa, prima di chiudere questo post e cominciare a riflettere su questa sconvolgente informazione.
Dovete imparare la "giusta faccia" da Parigino.

Se non potete sorridere, cosa potete fare?
La Polly la chiama "mine d'enterrement".
O faccia da funerale (o da disgrazia in generale, scegliete voi).
Questa é la faccia che vi dovete portare dietro a Parigi!
Una faccia chiusa, accigliata, scontrosa. E rigorosamente priva di sorrisi.

Questa é la faccia che vi aprirà il mondo. O almeno, vi aprirà Parigi.

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33 commenti:

  1. buaaaaahh, ale me fai morì!! Comunque qui in Svizzera è uguale: NIENTE SORRISI, e dimenticati quei cenni di empatia che potrbbero ricordarti di essere un animale sociale... col bimbo le cose migliorano, ti sorridono gli over sessanta...allegria!:-) Io vado a giorni..mi ricordo ancora un viaggio in treno dopo mesi a Zurigo, mene stavo ingrugnita per conto mio e mi meravogliai che la gente (stranieri in vacanza, era estate) mi rivolgesse la parola!! Idema quando vado a milnao..si perde l'abitudine! Ma col sorriso non ie la fo: è più forte di me, sembrerò la pazza del villaggio, ma chissenefrega!!! p.s. se ti va quando hai temo non è che mi cambieresti cortesemente il link...

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  2. Oh perdindirindina, domani ho un colloquio di lavoro! Dovesse andare buca, daro' la colpa al sorriso di troppo... Scherzi a parte, capisco lo scoramento dei germanici di fronte all'atteggiamento franzoso, ma loro si scorano pure davanti all'italiano verace. Eppoi la Polly è americana, non é che si aspetta il francese con gomma masticata a bocca aperta, cappellino, short e pacca sulle spalle? Ognuno ha i proprio stereotipi e poi le proprie delusioni ;-) Rimango sintonizzata per la lezione 2.

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  3. Miss, anche io in un viaggio a Milano qualche mese dopo il mio trasferimento, mi ero sorpresa che il taxista sorridesse! Mi pareva un marziano!
    Link cambiato.
    E tu non rinunciare al sorriso, ma non aspettartelo in cambio ;)

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  4. Elga mi raccomando anzi mi raccomandissimo! NON sorridere.
    Non sto scherzando. Il discorso è abbastanza serio.
    Sii composta e non far trasparire emozioni ma soprattutto accetta il fatto che per loro un sorriso non è una cosa apprezzata. Non sto scherzando.
    Poi raccontami ok?
    E Polly ragiona come ragioniamo noi Italiani. La sento molto empatica. Mi fido di lei!

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  5. @ale: grazie cara! Come va il riinserimento milanese? @Elga: in bocca al lupo e te lo ripeto pure io: non sorridere troppo!!:-) o, perdirindina..ho sorriso!! Lo vedete?? ?e piu forte di me!!!

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  6. Si in effetti sto rivalutando gli americani, ne ho scovata una di cui parlo nel mio ultimo post che dice le stesse cose che diiciamo noi sulla svizzera..consiglio questo articolo per intenderci: http://www.swissnews.ch/expat-adventure/ill-never-be-swiss.html

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  7. Che bello!!! Avevo proprio intenzione di rileggere il libro, ma vedo che non ce ne sarà bisogno: ne stati facendo tu una sintesi, e per di più nella mia lingua :-)

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  8. se venite in spagna, invece, sorridete, sempre, stile paresi, un sorriso falsissimo!!! besos a tutte voi belle parigine ;)

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  9. Queste Regole sono roba pesante: adesso con questa attrezzatura si rischia di diventare degli autentici parisiens!
    Che già, in vacanza in Italia per qualche giorno, nei negozi mi è scappato qualche "Pardon" di troppo... Andrew

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  10. Miss Suisse,
    inserimento tosto come ogni inserimento. Ma almeno conosco già i Codici! :)

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  11. Punguino! Ho letto l'articolo! Sono esterefatta, mi tremavano le gambe in uno slancio di empatia totale verso la povera Americana! Avrei tirato un ceffone alla svizzerotta, mentre ero seduta davanti alla mia tastiera!
    Ma come si permettono sti qui?
    Fammi sbollire, ché alcune cosette (non identiche: non ho mai messo piede in una zozza piscina parigina e mai lo faro'. Se non per il fatto che sti qua non si fanno il bidet, per il fatto ch enon suano le ciabattine, neppure per recarsi alle toilette e subito prima di entrare in vasca. Rendo l'idea?) le ho passate pure io.
    Tieni duro tu. Siamo tutte con te!

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  12. Colonnello,
    bella la vita eh? :)
    Comunque si, te lo beccherai tutto riassunto e in lingua italica. Con alcuni doverosi "abbellimmenti" della sottoscritta.
    A presto!

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  13. Selena, sorriso falso?
    Uffi, ma solo noi italiani (e forse gli americani) ci mettiamo un minimo di empatia?

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  14. Andrew, roba tosta si! Sono LE REGOLE.
    Sono pure un po' spaventata io: "handle with care".
    Pero' alla fine arriveremo a capire tutto. Ed avitare di finire sotto!
    :)

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  15. Agghiacciante!
    Penso che mi metterebbero subito in manicomio, praticamente io vivo sorridendo...
    Devo dire che ho avuto diversi meeting di lavoro in Svizzera e ho sempre sorriso e riso molto... come risultato, oltre a varie altre cose, con alcune persone siamo diventati amici e siamo ancora in contatto: ogni tanto ho fortuna anch'io!!!

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  16. oh senti, io c'ho riflettuto, c'ho riso su, l'ho riletta, ci ho sorriso ancora e ci ho ripensato. be', ecco: tu sei stata brava a spiegarlo, ma non mi convinci. per me sono solo cafoni :D

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  17. Niki,
    evviva! Sorridere scatena le nostre amiche endorfine!
    Anche io sorridevo tanto prima di andare a Parigi. Adesso mi sto riabituando a farlo, ma ti assicuro che la "mine d'enterrement" era venuta anche a me :(. Si chiamano strategie di sopravvivenza...

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  18. Maaleeesh,
    per contratto non posso darti pienamente ragione :) ma TU SAI come la penso anche io vero??! :)

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  19. @Selena
    aspettami!!, già prima non volevo andare a Parì, dopo che ho letto questo post e il tuo commento mi sto convincendo per la Spagna, meglio un sorriso falso che una faccia da funerale :)

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  20. Io sono una positiva. E rido. Mi piace. Fa bene alla pelle. Qui sono una mosca bianca. Una strana. L'altro giorno alla cassa del supermercato pensando fosse il bancomat cercavo di pagare con la tessera della biblioteca (si' Ale di nuovo!)non ho perso poi tanto tempo, non c'era fila pressante. Io mi sono fatta una risata. La cassiera e la tipa dietro di me hanno contratto un unico muscolo facciale e si sono ritrovate una smorfia lugubra sul viso. ERA UN SORRISO FRANCESE!! Era un misto di ribrezzo per questa espatriata che forse non c'ha soldi per pagare e un remoto riflesso ormai dimenticato di bonheur. I sorrisi sinceri, ma interessati, che raccolgo sono quelli degli uomini che guardano il mio generoso davanzale. Ah e delle nonnine quando guardano il pupo. Vabbé meglio di niente!

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  21. @simona

    :)) un sorriso interessato anche da parte mia

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  22. Iva Bellini 1:
    no no, perché? Vai a visitare Parigi, é belissima! Ma viverci, forse, é un'altra cosa.

    Iva Bellini 2:
    stai buooooonooooooo!

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  23. Cara Simona,
    non é colpa loro, é che li disegnano cosi! Rubo una btatuta a Jessica Rabbit per confermare che a ogni errore e debolezza i pargini rispondono con questa faccia terribile.
    Che ti fa sentire un verme super verme!
    Vorrei TANTO sapere poi invece cosa pensano DENTRO. Magari sentimenti ne hanno pure loro, chissà. Oppure invece ripetono mentalmente le tabelline, per ingannare l'attesa e non iniziare ad insultarti. Chissà!
    La Polly, con cui continuo a chiacchierare, mi sta spiegando tante cose anche sul contatto con i commercianti (panettiere, negozi, posta, supermercati etc). Anche li c'è un mondo da scoprire, Simona. Domani posto un'altra sbalorditiva puntata!
    Un SORRISO ENORME a te :)

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  24. :-) si si sorridiamo! Un sorriso anche a te Niki :-)

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  25. Bene, concludo con la mia esperienza dell'altro giorno: anche io sorrido troppo, per gli standard francesi. Anche in un'occasione che proprio leggera e festiva non era, ma che ci posso fare? I sorrisi finti non mi riescono: quando sorrido, è perchè mi sento di sorridere. Ed ho sorriso, salvo poi richiamarmi all'ordine. Qui fanno molti sorrisi di cortesia, per il loro galateo forse, ma sono freddini, distanti, non partecipano davvero, lo vedi dagli occhi. Almeno fino a quando non li conosci. ;-)

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  26. Elga, grazie per il tuo racconto! Quindi hanno o non hanno sorriso (al di là della freddezza del sorriso)? E come ti hanno guardata, quando hai sorriso tu? Dimmi solo che hai sorriso ma NON HAI MAI riso, vero?? ;)

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  27. Sì che han sorriso! E pure riso! E' stato un colloquio molto disinvolto e informale, tutto sommato, ma eravamo tra gente giovane, più o meno tutti coetanei. E il DC mi ha pure salutato fuori dalla boulangerie, quando l'ho incontrato nel mio quartiere al mercato domenicale. Ha una bimba che si chiama come la mia ;-) Che ne dice la Polly? Mi sono giocata l' assunzione?

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  28. Elga evviva. La Polly non cambia di una virgola la sua idea, che è frutto di anni e anni di esperienza sua e di altri centinaia di expat. Però felici per te ;). Allora, dicci, sei assunta?

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  29. Per loro, sì. Per me, devo decidere a breve. Palla nel mio campo. ;-)

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  30. Pensa che a me sembra ostile Milano dopo la gentilezza delle persone a NY.

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  31. Nuts, se vai a Parigi che fai?? ;)
    Comunque appena posso posto le nuove impressioni su Paris. Quasi meravigliose, direi!

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  32. alcuni amici irlandesi mi raccontavano che una volta a parigi nonostante avessero specificato che NON erano inglesi non avevano ricevuto mai un sorriso in cambio
    io avevo il sospetto che non fosse per l'eterno odio verso gli inglesi...
    adesso mi tocchera' spiegargli questa regola qua...

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